La storia di Salvatore Minisci, calabrese "comunista" internato nel campo di concentramento di Casoli

Salvatore Minisci, calabrese, fu arrestato il 4 marzo 1941, internato a Pisticci perché, secondo il rapporto della polizia di Cosenza: «In pubblico va propalando la voce che tra due anni avverrebbe lo scompiglio mondiale perché, a suo dire, la Russia prenderebbe il sopravvento, e, approfittando dell’indebolimento della potenza militare della Germania, dell’Italia e dell’Inghilterra, fra l’attuale guerra insorgerebbe con le proprie armi per diffondere il bolscevismo nel mondo. Inoltre il Minisci, da alcuni mesi a questa parte svolge tra i contadini e gli artigiani del luogo, una subdola propaganda disfattista contro l’Italia, dicendo che il duce è pazzo, che con la guerra da lui voluta porterà l’Italia alla rovina, che la guerra stessa sarà vinta dall’Inghilterra e non dall’Italia, che la Russia raccoglierà la palma della vittoria diffondendo, poi, il bolscevismo nel mondo, e, che in Italia, a causa della sconfitta, scoppierà la rivoluzione contro il fascismo».

Salvatore è figlio di ignoto e di Minisci Maria Giuseppa. Nasce a San Cosmo Albanese (Cosenza) nel 1890. Dopo aver combattuto la Prima guerra mondiale, dal 1918 è residente nella frazione di San Giacomo del comune di Acri in provincia di Cosenza. Fa il calzolaio ed è coniugato con Angiolina che gli ha dato 3 figli. Salvatore è un internato politico perché di fede comunista. Dai documenti della questura di Cosenza risulta non praticare alcuna religione. Il 4 marzo 1941 viene arrestato dai carabinieri e rinchiuso nel carcere di Acri, per propaganda disfattista e offesa al capo del governo. Dopo più di un mese di detenzione, la questura ordina la sua deportazione alla colonia di confino politico di Pisticci (Matera), dove sarà trasferito, accompagnato dai carabinieri, il 25 aprile 1941.

 

Pisticci era una colonia di lavoro trasformata in campo di concentramento; normalmente gli internati erano adibiti al lavoro dei campi, all’allevamento dei bovini e ovini, alla di bonifica delle paludi e alla costruzione di case coloniche. Salvatore aveva 51 anni e, poiché a Pisticci lo aspettava una vita di fatiche, prima della partenza viene sottoposto a visita medica che ne attesta la sua idoneità fisica. Al suo arrivo viene perquisito e gli viene consegnata la carta di permanenza con il regolamento del campo.

 

Il 9 maggio la questura di Matera invia alla direzione del campo il rapporto sui motivi che hanno provocato l’internamento. Il rapporto, scritto il 18 marzo 1941 dalla questura di Cosenza, recita:

 

«Minisci Salvatore di padre ignoto e di Minisci Maria Giuseppa (nato a S. Cosmo Albanese e residente da 23 anni nella frazione di San Giacomo del comune di Acri), calzolaio, è stato sempre di idee socialiste, spiegando, per il passato, propaganda contro il regime fascista. È un esaltato, fanatico, cauto e insinuante propagandista, ritenuto capace d’insorgere contro il regime qualora se ne presentasse l’occasione propizia. Nella massa contadina ed artigiana del luogo, che lo avvicina per ragioni del suo mestiere di calzolaio, vanta di essere dotato di ingegno fine, di conoscere tutte le leggi sociali, di essere capace di risolvere qualunque controversia, e, non appena se ne presenta l’occasione, commenta sfavorevolmente, talune provvidenze adottate dal regime fascista.

Individuo di scarsa cultura, non avvicina professionisti e persone dabbene della frazione dove risiede, perché sicuro che la sua azione di propaganda non sortirebbe alcun effetto. A dimostrare il suo persistente istinto antifascista giova ricordare che egli ha fatto assoluto divieto ai figli di salutare romanamente ed è stato sempre contrario acché i medesimi frequentassero i corsi premilitari. Poiché mesi or sono, il Minisci, avendo appreso che il cognato, Giulio Gapalbo fu Vincenzo, geometra, da Acri, ex-socialista, aveva chiesto ed ottenuto l’iscrizione al partito nazionale fascista, manifestò l’intenzione di sputargli nel viso per aver quello tradito l’idea socialista. In pubblico va propalando la voce che tra due anni avverrebbe lo scompiglio mondiale, perché, a suo dire, la Russia prenderebbe il sopravvento, e, approfittando dell’indebolimento della potenza militare della Germania, dell’Italia e dell’Inghilterra, fra l’attuale guerra insorgerebbe con le proprie armi per diffondere il bolscevismo nel mondo.

In merito ad un ricorso anonimo, che si unisce in copia, da ulteriori accertamenti praticati nella frazione S. Giacomo, è risultato quanto segue: “Il Minisci, da alcuni mesi a questa parte, svolge nella predetta frazione tra i contadini e gli artigiani del luogo, una subdola propaganda disfattista contro l’Italia, dicendo che il duce è pazzo, che con la guerra da lui voluta porterà l’Italia alla rovina, che la guerra stessa sarà vinta dall’Inghilterra e non dall’Italia, che la Russia raccoglierà la (palma) della vittoria diffondendo, poi, il bolscevismo nel mondo, e, che in Italia, a causa della sconfitta, scoppierà la rivoluzione contro il fascismo.”

Tali risultanze sono emerse dalle dichiarazioni rese dalle persone degne di fede che hanno appreso dalla massa contadina ed artigiana della frazione S. Giacomo, le fanatiche espressioni del fanatico Minisci.

Il Minisci, ha negato gli addebiti, ammettendo però di non aver mai nutrito sentimenti fascisti.

Egli è pregiudicato altresì - per reati comuni, e a suo carico figurano i pregiudizi penali di cui all’unito certificato del casellario.

È ammogliato con tre figli ed ha disimpegnato il servizio militare, per la durata di mesi 14, congedandosi da soldato.

A stroncare la di lui deleteria attività si propone che il Minisci, attualmente detenuto a disposizione della locale questura, sia internato in un campo di concentramento o in una colonia. Si unisce lo stato di famiglia del prevenuto. Il Prefetto».

Il 12 maggio 1941 Salvatore invia una richiesta di clemenza al duce. Il 29/05/1941 chiede e ottiene il permesso di vedere il figlio Emilio che parte militare. Il primo giugno 1941 chiede il trasferimento in altra località per motivi di salute con parere favorevole della direzione del campo. Il 2 giugno il questore di Cosenza respinge la domanda di clemenza con la seguente motivazione:

«Si comunica che il comunista Minisci Salvatore d’ignoto, calzolaio residente nella frazione di S. Giacomo di Acri, venne tratto in arresto dall’arma dei carabinieri il 4 marzo u. s. perchè resosi responsabile di propaganda disfattista e di offese al capo del governo. Trattasi di un individuo esaltato, fanatico, pericoloso propagandista e disfattista, capace di svolgere qualsiasi nefanda attività sovversiva. Si esprime parere contrario all’accoglienza dell’istanza che si restituisce significando che l’eventuale revoca del provvedimento produrrebbe in pubblico cattiva impressione».

 

Il 4 luglio1941 viene tradotto al campo di Corropoli in provincia di Teramo. L’11 luglio, da Corropoli, inoltra richiesta di proscioglimento (non accolta). Nel mese di agosto chiede ed ottiene un pacco vestiario perché indigente. L’11 settembre, scrive una nuova domanda di proscioglimento. Il 26 settembre 1941 chiede una licenza per assistere la moglie ammalata.

Anche se tutte le sue domande vengono respinte, si percepisce che, da parte delle autorità centrali e locali, c’è un certo interesse per il suo caso visto che il 29 settembre il ministero dell’interno chiede di sottoporre Salvatore a visita medica per verificare se sia idoneo al regime d’internamento: anche per le sue non buone condizioni di salute il 17 novembre 1941 il figlio Raimondo parte da S. Giacomo d’Acri per fargli una visita di quattro giorni.

 

L’internamento a Corropoli dura fino al 4 maggio 1942 quando viene trasferito a Casoli dove riceve in consegna gli oggetti di casermaggio (1 branda di ferro; un materasso di lana con fodera; un cuscino; due lenzuola; una coperta; 1 asciugamano). Il 29 maggio chiede trasferimento al campo di Istonio (non accolto). L’8 settembre il comune di Acri (Cosenza) gli invia un certificato d’indigenza per uso giudiziario.

 

Il 30.10.1942, in occasione del ventennale della marcia su Roma, il duce gli concede il proscioglimento. Il 2 novembre 1942, dopo 20 mesi di internamento, parte libero per Cosenza.    

 

 

(si ringrazia Leo Di Loreto)

 

Fascicolo personale di Salvatore Minisci, Busta 4. Fasc. 153

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