Nel campo fascista di Casoli non mancarono episodi di disordine interno dovuto alla disomogeneità sociale, politica, religiosa e linguistica che caratterizzava il gruppo di “internati politici” giunti dal campo di Corropoli il 5 maggio 1942.
In taluni casi il direttore preferì isolare gli “elementi” disturbatori nelle locali carceri mandatarie. In una lettera del direttore del campo si legge relativamente ad uno di questi casi che «vennero svolte opportune indagini facendolo isolare. Dietro nostra pressione tutto venne sistemato». Una testimonianza di questo tipo di trattamento è riportata in una lettera di implorazione al direttore, scritta da un internato la notte del 31 dicembre del 1942 nelle carceri mandatarie di Casoli dove fu abbandonato al freddo, senza ricambio di indumenti e senza coperte:
Egregio Signor direttore,
sono coatto rivolgermi a Voi e scrivo colle mani tremanti di freddo.
Prego di acconsentirmi almeno il minimo di poter oggi, sotto qualunque sorveglianza, cambiare la biancheria personale, prender dalla mia valigia le indumenta occorrenti a proteggermi contro il freddo, e lavarmi; di più di poter portare meco nel carcere una coperta di lana, per evitare di tremare tutta la notte. E non si potrebbe sollecitare il mio trasferimento?
Mi rivolgo a Voi a nome di certe massime di ordine, dell’anzianità ed un po’ anche di giustizia e dell’umanità, non essendo di nulla colpevole e prego di gradire in questa occasione l’espressione di mia gratitudine, di miei ossequi e di auguri pel l’anno novello.
Distintamente
F./to. Knaflić
A scrivere questa lettera fu un avvocato sloveno che non riusciva a comprendere il motivo del suo internamento e che, in data 7 luglio 1942, chiedeva al Ministero dell’Interno una licenza per recarsi a Lubiana perché la sua unica figlia «in questi giorni ha da fare l’esame di maturità eppoi dobbiamo parlare del futuro, dei studi di Lettere a Firenze se possibile». Soltanto il 13 novembre, arrivò, per mezzo del Questore, la risposta del Ministero dell’Interno; in essa si comunicava che la sua domanda «non è stata accolta». Preso dallo sconforto, l’avvocato cercò di introdursi, il 20 dicembre, nei locali del municipio di Casoli fuori dagli orari d’ufficio, molto probabilmente per rubare dei “fogli di via”. Fu sorpreso e venne rinchiuso, il giorno stesso, nelle locali carceri mandatarie come misura precauzionale. Il direttore, nella sua relazione precisava, inoltre, che egli è «pericoloso comunista» e «si rende indispensabile il suo trasferimento in isola». Il 9 febbraio 1943 venne trasferito all’isola di Ponza.
Fascicolo di Knaflić Vladimiro fu Giacomo (1941-43) Busta 3, Fasc. 101
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