Casoli avrà un "Centro di documentazione sull'internamento fascista" nell'ex Municipio, già "luogo della memoria", sede del campo tra il 1940 e il 1944

A Casoli (Chieti) partiranno i lavori per la realizzazione del Centro abruzzese di documentazione sull’internamento civile fascista (CeDiF) nell’ex Municipio sede "numero 1" del Campo di concentramento attivo nel comune teatino durante il secondo conflitto mondiale, da poco più di anno già “Luogo della memoria”. Il progetto è stato ideato e presentato in occasione di una riunione nella sala del “Cenacolo abruzzese” del Castello ducale lo scorso 6 aprile 2017. All'incontro parteciparono oltre alla Giunta comunale anche la presidente dell’Anpi di Casoli, Piera Della Morgia, l’imprenditrice Antonella Allegrino, proprietaria di Palazzo Tilli, il professor Vito Francesco Gironda dell’Università di Bielefeld (Germania) e Giuseppe Lorentini, ideatore e curatore del progetto di ricerca e documentazione on line "campocasoli.org".    

Da quell’incontro si sono concepite le basi per la concretizzazione di un centro di documentazione sull’internamento fascista e di un museo da realizzare nei locali dell’ex municipio sede del campo fascista di Casoli tra gli anni 1940 e 1944.

Così il sindaco Massimo Tiberini ringrazia quanti hanno partecipato e sottolinea che “si tratta di uno splendido risultato che si è raggiunto mettendo in campo la sinergia tra università, comune, associazionismo, partecipazione e territorio. Un’idea che è partita dallo straordinario lavoro di ricerca e di passione civile di Giuseppe Lorentini che con il suo idealismo pragmatico è riuscito a vedere la potenzialità dei luoghi e dei documenti, riuscendo a concretizzarli grazie alla sua visione di sognatore scientifico e aggiunge “il futuro Centro sarà un progetto comune fra le varie entità coinvolte per far diventare Casoli anche volano di attività varie (convegni, seminari, turismo della memoria)”. 

Il progetto definitivo è stato presentato dal Comune di Casoli per mezzo dell’Associazione di promozione sociale per lo sviluppo locale, rurale e montano “Selva Madre”, sotto la consulenza di Giuseppe Lorentini e progetto dell’architetto Maria Carmela Ricci per la partecipazione al programma della Regione Abruzzo per lo Sviluppo Rurale 2014-2020 - Reg. (UE) 1305/2013 (Bando pubblico per l'attivazione della misura M 07 - Tipologia d'intervento 7.4.1 - "Investimenti nella creazione, miglioramento e espansione dei servizi di base locali per la popolazione rurale"). Con determinazione N. DPD025/134 del 09.07.2018 è stata approvata la graduatoria definitiva dei progetti finanziati del bando 7.4.1, che vede questo progetto tra quelli finanziati dalla Regione Abruzzo. 

Il Centro abruzzese di documentazione sull’internamento fascista (CeDif) è nato per raccogliere, valorizzare e divulgare le fonti documentali legate alla storia dei campi di concentramento e delle località di internamento libero, istituiti dal regime fascista e attivi durante il periodo bellico, in modo particolare nella provincia di Chieti: 6 campi di Concentramento: “Casoli, Lama Dei Peligni, Lanciano, Vasto, Tollo, Chieti”, e oltre 20 località di internamento libero “Archi, Atessa, Bomba, Bucchianico, Carunchio, Casalbordino, Castelfrentano, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Cupello, Fara Filiorum Petri, Fresagrandinaria, Gissi, Guardiagrele, Montazzoli, Orsogna, Ortona, Paglieta, Palena, Quadri, Rapino, Ripa Teatina, Roccaspinalveti, San Buono, San Vito Chietino, Scerni, Torricella Peligna, Villa Magna, Villa Santa Maria”. Le attività del Centro si basano sul convincimento che gli studi storici rivestano un ruolo importante e insostituibile ai fini della conoscenza e della valorizzazione delle politiche della memoria sul tema riguardante il fenomeno del sistema concentrazionario fascista.

La ricerca, l’elaborazione e la divulgazione, unite all’attività editoriale e alle iniziative culturali e formative del Centro, intendono dare continuità a un importante progetto di ricerca e documentazione on line sulla storia del campo di concentramento di Casoli, www.campocasoli.org. Quest’ultimo si è prefisso di mettere a punto strumenti idonei all’identificazione ed alla consultazione delle fonti - scritte, cartografiche, iconografiche, fotografiche, - indispensabili per migliorare la comprensione dello studio scientifico del campo di concentramento di Casoli e, dall’altra parte, di poter mettere a disposizione il materiale sia agli studiosi che ai diretti discendenti degli internati.

Molte fonti archivistiche relative al fenomeno dell’internamento civile durante il fascismo sono andate disperse, distrutte, decentralizzate, oppure risultano inaccessibili. Per questa ragione, il patrimonio archivistico conservato nell’archivio storico del Comune di Casoli rappresenta una fonte importante per poter ricostruire il modello di amministrazione di un campo di concentramento fascista per internati civili stranieri nel corso della seconda guerra mondiale. Infatti, sono pochi i comuni italiani che durante il ventennio furono sede di campi di concentramento o di internamento civile ad aver conservato i fascicoli personali degli internati. Molti di questi sono andati distrutti o persi, come nel caso del campo di Campagna (Salerno); in altri casi, come quello relativo alla Questura di Chieti, responsabile per i fascicoli personali di oltre 20 località di internamento libero e 6 campi di concentramento, i fascicoli sono stati «mandati al macero per supero dei prescritti limiti di conservazione».

Tale complessa attività ha prodotto un portale, campocasoli.org, che funziona come “medium” almeno in tre direzioni. In primo luogo, esso è uno strumento di studio utile alla ricerca scientifica delle fonti e al dibattito storiografico sull’internamento civile durante il fascismo. In secondo luogo, la divulgazione delle informazioni in esso contenute e condivise attraverso i social network, per un uso pubblico dello strumento, contribuisce a diffondere una storia ancora poco nota intorno alla realtà dei campi fascisti. Infine, riproduce un “museo” telematico per la conservazione, la promozione e l’interazione della cultura della memoria.

Il Centro di documentazione (CeDif) opera per la promozione e diffusione della cultura storica anche attraverso convegni, seminari, mostre, documentari, presentazioni di libri inerenti al tema di ricerca.

L’attività divulgativa si avvale delle collaborazioni con il mondo della scuola, dell’associazionismo culturale, delle fondazioni e dell’Università. Il Centro promuove, in cooperazione con i docenti e gli studenti delle scuole del territorio progetti di formazione per dare vita a laboratori storico-didattici, il cui fine è quello di avvicinare concretamente i partecipanti alla cultura storica intesa come strumento essenziale per la comprensione della realtà per una costruzione critica della Memoria. Alcuni dei risultati delle ricerche svolte dagli allievi saranno messi a disposizione delle istituzioni e delle associazioni culturali, le quali a seguito ne cureranno la divulgazione.

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